Vitriol
Operations Alessandra Borgogelli Stefano
Pasquini has a relationship of total detachment from the
average outlook onto reality. Such operation does not
exclude his own critical awareness, it rather strengthens
it. This detachment in fact is due to a
strong sense of irony which ensures his distanced stand,
so that he can qualitatively increase his ability in
facing, in a disillusioned and uninhibited way, the facts
of the present with the certitude that the possibility of
a communication still exists. In fact Pasquinis
incursions in various fields of reality become
explorations of social paradises which, as
monsters, are consumed and tossed on the
first page. Alessandra
Borgogelli teaches History of Contemporary Art at the
DAMS in Bologna. She curated historical exhibitions,
especially regarding the Italian XIXth and XXth
centuries, as well as avant-garde shows such as Parole
parole parole (Galleria Civica di Arte Contemporanea
di Trento) on the preponderance of oral and sound events
in art from the Sixties up to today. FILI IN VISTA I treni locali costeggiano gli edifici con passo rallentato: merletti alle finestre, cespugli curati nei giardini. I treni superveloci costellano di chiazze i bordi del loro solco. Ho
memorie dei lunghi soggiorni di Stefano a Londra.
Rispondere al telefono al Royal Albert Hall (un impiego
di cortesia, di buone maniere). Ho immagini della fugace
mostra a Birmingham. Memorie di una performance, nel
corridoio dellICA di Londra, nel 1997: odore di
birra e pop-corn. Cè sempre unattesa per una qualche razza di cani. In questo gli sono debitore: fatta una scelta, dichiarato uno scopo, tirarsene poi fuori. Seduto sul pavimento freddo, il fazzoletto da naso ben celato da qualche parte, pronto alluso. Anche in questo, gli sono debitore. Introspezione resa pubblica: Do you cry often?, (Piangi spesso?), frase ricamata su tessuto e poi stesa sullerba, al sole. Vera
arte sartoriale, la sua, anche se un po sghemba, un
po sgualcita. Fili in vista. Bordi non proprio
netti. Queste le sue qualità (il non poter rinunciare a
certe imprecisioni, tutte maschili), di cui veste i suoi
manichini (nessuno di essi proviene dal mondo
dellarte, ma nelle sue vetrine si lascia esporre). Piangi spesso?: ma allora si danno per certi i miei pianti, atti umidificanti. In questa stagione percepisco umidità in ogni cosa. Oppure: ogni cosa si manifesta come rivestita di un velo lacrimoso. Stefano assorto, nel corridoio gelato, nel suo abito rosso cangiante, inzuppato di luce bianca. Abito self-made (un paradosso, dopo aver lui così a lungo amato Duchamp e i suoi trovamenti). Stefano intervistatore, per le vie di Milano, mascherato. Cuciture sgualcite bene in vista. |
Operazioni al VetrioloAlessandra Borgogelli Stefano Pasquini ha un rapporto di totale distacco dalla gestione normale della realtà. Tale operazione però non esclude una sua presa di posizione critica, piuttosto la rafforza. Il distacco infatti è dovuto a un forte senso di ironia che assicura quella presa di distanza proprio per aumentare quantitativamente la capacità di affrontare in modo disilluso e disinibito i fatti del presente con la certezza che esiste una impossibilità di comunicazione. Infatti le incursioni di Pasquini in vari campi della realtà diventano esplorazioni di paradisi sociali che, come i mostri, vengono consumati e sbattuti in prima pagina. Ecco dunque che a volte delle semplici fotografie raccolte da terra sono enormemente ingrandite e dominano dalle pareti degli edifici oppure, secondo una operazione contraria , molti elementi , quelli importanti per tutti- e valga come esempio una banale statuetta della libertà- sono rimpiccioliti a tal punto da dovere essere trovati con laiuto di una lente di ingrandimento. Comunque si tratta sempre di un modo di mettere in campo problemi precisi: sono questi gli attuali truismi, cioè le verità ovvie e lapalissiane ,che hanno il compito di spostare lattenzione da un punto a un altro e di anestetizzare lesistente. Per fare ciò Pasquini ricorre con disinvoltura al grottesco e al paradosso proprio per indurre dei ribaltamenti di senso. Dicevo appunto che le sue sono delle operazioni al vetriolo, dunque corrosive del piano fenomenologico della realtà. Andando sotto si oppongono alla ovvietà del mondo di oggi e all immensa e scontata rete informativa fungendo da elementi spiazzanti , da imput visivi più efficaci. L iter innescato equivale infatti a quello dei motti di spirito freudiani che hanno il compito di fare precipitare molte certezze e che provocano invece, per cortocircuito, una battuta darresto in una specie di lampo di lucidità. Per fare ciò Pasquini spesso cambia faccia e si cala in panni via via differenti, in modo tale da potere scappare fuori vivacemente sotto le spoglie di Spiderman o di un banale osservatore con quattro occhi o di un intervistatore muto e cieco come un servo sciocco. In questa ultima occasione infatti si ricopre di una testa di zucca ( da cui zuccone, privo di autonomia e intelligenza). Al posto della bocca ha una lampo chiusa che sottolinea la coscienza della impossibilità comunicativa. Bontà sua, però, per non farci troppa paura, Stefano vi aggiunge occhi non vedenti da topolino. Come si svolge dunque lintervista? Non certamente come ci indica il nome stesso rimandandoci a una operazione vista appunto fra due o più persone, dove esiste un intervistatore e coloro che vengono interpellati. Lintervista è muta e dunque , se si vuole, non pilotata, ma è fatta solo da domande che riguardano paradossalmente problemi bassi-quotidiani ( Quale è la tua parola preferita?) oppure problemi che riguardano fatti alti( Cosa ne pensi del conflitto in Iraq?, Quale è la tua idea di Felicità- con la lettera maiuscola- perfetta? ). Si tratta di ready made della ovvietà, di potenti sberleffi alle convinzioni indotte dalla comunicazione attuale: a volte infatti possiamo leggere in modo secco e improduttivo frasi del tipo piangi spesso? impresse in flags , quelle di solito deputate a esprimere e sbandierare messaggi alto-simbolici. E così, di volta in volta, Pasquini assume personalità multiple abbandonandosi al flusso continuo dei paradossi della nostra società. Come Marcel Duchamp, non perde mai di vista questi suoi obbiettivi dimostrando una intenzionalità lucida e sarcastica che, stando a monte, unifica e dà senso alle sue varie manifestazioni sia che ci vengano propinate dai suoi video che dalle sue performance o dai suoi giochi di parole o dallalto delle sue bandiere. Uno dei punti più importanti di tutte queste azioni energetiche è costituito da una costante depauperazione estetica e da una conseguente operazione anestetizzante che fa assomigliare lartista o, meglio, loperatore a una specie di alieno, di diverso che emerge dal mondo normale non tanto per registrarlo quanto per metterlo in crisi di coscienza, ma con ironia e sarcasmo, non certo facendo ricorso a dotte e pesanti considerazioni.
Tale operazione corrisponde, per omologia, alla smaterializzazione attuale dove col poco si induce il molto, in questo caso facendo uno sberleffo a tutte le certezze che ci vengono propinate. Anche gli assemblages scultorei , si fa per dire, si muovono in questa direzione. In realtà Pasquini, di volta in volta, fa la lista della spesa, si prepone un programmino di acquisti con importi minimi ( Cinque sculture da 4$ comprensive del prezzo della colla che serve a fissarle per la paura che volino via). Un bricolage così fatto è basato non su ciò che si compra e sulla conseguente componente estetica , ma piuttosto su ciò che , per scommessa, il progetto, ovvero la cifra che Pasquini si mette di volta in volta a disposizione, può permettere e consentire. Dunque un ribaltamento di senso nella vanificazione di qualsiasi bello possibile. Si tratta, ancora una volta, di un paradosso che prende in giro il prodotto artistico, lo stesso che con vivacità sempre Pasquini ci propina nei suoi Progetti irrealizzabili . Così le vivaci statuine di plastica fatte di niente, rubate per due lire al mondo della secondarietà, del già fatto, alla fine sembrano trovare una loro epica senza sapere però che servono proprio a negare questultima invalidandola subito proprio già dalla loro costituzione. Non si tratta infatti di un combattimento per una qualsiasi realizzazione di immagine, ma di un progetto povero, che ricorre a una cosalità di comodo, simile, come accennavo, a quelle liste della spesa che , pur in economia, vanno alla ricerca di un cibo buono soprattutto a dare nuova energia. 1989-1996The
work of Stefano Pasquini has always been strongly
influenced by what happens At the
end of 1994 a very good friend of Stefano, a photographer
called Claudio Serrapica, suddenly died. As a result for
this loss, Stefano made an installation/tribute to a work
Claudio made in the seventies with the help of the povero
artist Pier Paolo Calzolari. The work was
shown at the Underwood Street Gallery of London, and then
exhibited in Bologna, Italy, where Claudio Serrapica
lived most of his life. In the same show Stefano had an
installation called "The second
dream", a reference to Piero Della Francesca, whose death
happened just a few days before Christopher Columbus
discovered the new continent. He also had a series of
unrealizeable projects in which he planned to disrupt the
underground system in
London, to transmit fake satellite news regarding a
Christo wrapping piece, to shoot the walls of a gallery
with a machine gun, to represent death with an
installation of wall graves in two rooms, where in the
second room the spectator can experience death with a
sudden darkness and loss of orientation, to set a tribute
to the 8961 political
desaparecidos of Argentina, (with a Ford Falcon
Car, which was used for their kidnapping) and to start a pirate radio that would pick up gossips from the
tables of Mason Bertaux cafe bar. |
Copyright Stefano Pasquini 1997/2004