CREA, COPIA, INCOLLA

Quantità, fiducia, libertà

 

 

I miei interessi si fondano sul limite della comunicazione umana, e su quanto le nuove tecnologie l’abbiano cambiata al meglio o al peggio. Sono anche interessato a come la globalizzazione abbia trasformato culture in diverse parti del mondo, e quanto alcune leggi economiche abbiano provocato impatti drammatici nella vita della gente. Inoltre sono ancora molto interessato a seguire il corso dell’arte, e a mettere in discussione il senso di fare arte oggi.

 

Il mio percorso artistico si è spesso avvalso di avvenimenti di natura politica per l’ispirazione di opere: partendo dai fatti di Tien An Men nel 1989, passando per anniversari di avvenimenti trascorsi, quali la morte di Stephen Biko o i Desaparecidos in Argentina, il mio lavoro ha utilizzato personaggi o trascorsi per la costruzione di oggetti ed installazioni che hanno come proprio fine una riflessione estetico-sociologica che vuole essere prima di tutto personale del fruitore.

Quello che mi ha sempre interessato è stato l’uso di elementi allusivi nel mio fare artistico, per fare sì che lo spettatore avesse ogni porta possibile aperta ad ogni evenienza di pensiero, e che il suo percorso di riscontro verso una mia opera d’arte potesse essere personale, senza una risposta predefinita dall’autore.

Per questo ho sempre prestato molta attenzione anche ai titoli dei miei lavori. Anche il collage, pure letterario, ha sempre destato la mia curiosità, e purtroppo o per fortuna la mia natura e’ anche piuttosto anglofona:

 

“Quantità – Fiducia” is a 5’ video that holds a certain similarity with today’s music video clips, with the difference that there is no element of narration in the story, nor any particular subject matter in what seems to be a growing mess of flashing clips of artwork following each other in a syncopated way. A Eurotrash French song keeps repeating “c’est trop tard” (it’s too late) while scattered imagery of artworks keeps filling the screen, together with a rolling sign of statistical data analyzing and numbering justabout everything. The video aims to reflect at what’s happening to contemporary culture today, where its amount is so vast that it overwhelms any notion of quality, therefore quality (or what we think of quality) is replaced by trust in someone else’s judgment.

 

Partendo proprio dal video Quantità – Fiducia, quasi meccanicamente il mio pensiero si è andato a posare sull’idea di quantità come possibilità di ulteriore libertà per l’artista. Nel 2004 ho così deciso di creare almeno un’opera d’arte al giorno, documentando ogni singola opera sul sito www.stefanopasquini.net. Il risultato, seppur partendo da un’idea non particolarmente originale, è stata una mostra di 581 opere alla Galleria 42contemporaneo di Modena. Non so bene cosa ho imparato da questa esperienza, ma certamente ho apprezzato il senso di libertà che questo progetto mi ha imposto.

 

Ho inoltre preso in considerazione la mia esperienza curatoriale e di critico come parte della stesso progetto, includendo alla mia mostra saggi su altri artisti, come Antonia Lucchese, Dragoni-Russo, Alice Volta, Bertozzi e Casoni ed altri. Su questa possibilità Elvira Vannini, parlando del ruolo dell’artista curatore, ha scritto: “Stefano Pasquini ha iniziato a curare mostre durante la sua esperienza newyorkese, circondato da un ambiente in cui molti galleristi sono anche artisti. In cui gli artisti lanciano e promuovono altri artisti, scrivono, curano, aprono e chiudono spazi espositivi. E allora cosa farebbe il curatore se non definire le attuali modalità del networking? Qual è il suo ruolo? Si può imparare a fare il curatore? Quale futuro per le pratiche curatoriali?” Questi e altri quesiti erano proprio alla base di Quantità – Fiducia, e 2004 non ha risposto alle tante domande in sospeso che un approccio all’arte a livello quantitativo mi ha posto.

 

Le ultime fasi della mia ricerca vogliono esplorare, senza punti di riferimento troppo specifici né in maniera troppo eclatante, oltre all’idea di quantità, anche i pregiudizi che riguardano il mercato artistico, il fare dell’artista (il ruolo che il mercato gli impone di assumere) e il valore economico dell’arte in relazione con il suo valore oggettuale. Tutte queste prerogative non vogliono tuttavia che essere delle scuse, dei punti di partenza e di discussione per la maggiore libertà possibile del mio fare artistico. In questo momento culturale – che non è più trasversale, bensì orizzontale, senza più gerarchie di sorta – l’esperienza artistica non è altro che un blog individuale, da aggiungere a tutti gli altri, che nell’insieme possono dare un’idea delle questioni di interesse della nostra contemporaneità.

 

All’interno di queste svariate introduzioni il mio lavoro si incentra in un’esperienza prevalentemente scultorea che mette in discussione sia la validità dei materiali della scultura (con l’uso di materiali di recupero di fianco a materiali plastici di bassissimo valore commerciale) che il valore dell’oggetto in relazione al collezionismo, ed al suo investimento economico. L’uso diaristico dell’acquerello è scelto per la sua immediatezza, l’anacronisticità del mezzo, la sua durata nel tempo e la sua bellezza quasi automatica. La fotografia digitale, come l’acquerello, mi interessa per la sua immediatezza e per la sua valenza poetica, di cui si dovrebbe discutere a parte. Alcune cose valgono la pena di essere conservate, almeno su DVD.

 

 

Stefano Pasquini